Arlecchino

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Una della maschere più famose della Commedia dell’arte insieme a Pulcinella è Arlecchino, un personaggio destinato per i suoi tratti caratteristici ad assurgere a vero e proprio modello scenico, oltre che di comportamento.

Arlecchino nasce nella zona povera della campagna di Bergamo, contrapposta alla Bergamo alta che invece dà i natali a Brighella, lo zanni astuto e ingegnoso che nulla ha in comune con l’altro, sciocco e credulone. Lo zanni è il buffone che divertiva il pubblico con le sue mosse repentine e con la varietà delle inflessioni della voce; era un servitore povero, sempre affamato, che spesso parlava la lingua locale, per questo indossava calzature piane e aderenti ai piedi, aveva il capo raso ed il viso nero di caligine. L’evoluzione della maschera di Arlecchino procedette di pari passo con il suo successo; alla codardia e alla superstizione, alla cronica mancanza di cibo e denaro si aggiunsero tratti caratteriali più complessi: divenne il fedele valletto di un nobile, immancabilmente innamorato di una servetta, avido e scaltro e perennemente nei guai da cui cercava di uscirne con intelligenza e spirito irrefrenabili.
Le movenze di Arlecchino erano come quelle di un gatto, rapide e sornione, e come il gatto era pronto ad attaccare, ma non nutriva propositi di vendetta nei confronti di chi lo aveva ingannato. Impulsivo, non era in grado di riflettere sulle conseguenze delle sue azioni, né di imparare dalle esperienze e dagli errori; era sciocco, ma sapeva all’occorrenza tirarsi fuori da situazioni spiacevoli.
Arlecchino è tutto questo: un insieme camaleontico di qualità, un misto di semplicità, arguzia, ignoranza, grazia e goffaggine e questa sua capacità di far ridere e far piangere contemporaneamente gli hanno conferito un fascino imperituro.
Memorabile la commedia di Goldoni “ Arlecchino servitore di due padroni “, messa in scena da Streler che da più di cinquant’anni porta nel mondo questo personaggio che non si smentisce quando per trarsi dai guai non esita ad ingannare, sciorinando una bugia dietro all’altra.

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